17 maggio 2012

Gigi si è ucciso

Mercoledì 9 Maggio era un giorno come tutti gli altri, iniziato leggendo le notizie sui giornali, tragiche nella loro normalità.
Poi, appena arrivato in ditta, un collega domanda: “Hai sentito di Gigi?”.
E le notizie così lontane diventano improvvisamente concrete, dolorose come un pugno nello stomaco, incredibili come solo la realtà sa essere.
Gigi lavorava con noi, nella nostra ditta. Poi si era messo in proprio, rimanendo nostro fornitore.
Quando veniva da noi, passava dal corridoio davanti al mio ufficio, era un volto che faceva parte della quotidianità, un viso di cui notavi più l’assenza della presenza. Qualche parola davanti alla macchinetta del caffè, come con tutti.
Fornitori come Gigi non rientrano nella attuale strategia delle multinazionali, se si tagliano i costi, loro sono i primi a risentirne.
Lunedì Gigi aveva chiamato in ditta, come sempre dopo la Domenica del derby, perché un goal ai cugini merita commenti.

Martedì ha deciso di regalare il suo ultimo alito di vita ad un robusto ramo di un albero, nel parco delle Groane.

Rimango sempre sconvolto dalla agghiacciante fratellanza fra la irrazionalità del Gesto e la lucidità dei gesti che servono per mettere in atto l’ultimo disperato grido di dolore.
Staccarsi dalla terra come se, senza il contatto con il terreno, anche tutte le preoccupazioni, i problemi, la disperazione, il senso di insicurezza e di inadeguatezza si staccassero da noi.

Da mercoledì 9 Maggio la lotta per costruire una società migliore non è solo un impersonale afflato, ma è una necessità che ha un volto, sereno, allegro, tranquillo. Il volto di Gigi.

@CanzioDusi

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