21 febbraio 2012

Elezioni

Il prossimo importante snodo della politica italiana sarà legato alle elezioni amministrative.
Se ne parlava anche durante l’incontro molto interessante di Giovedì scorso a Calco in cui si discuteva degli effetti della finanziaria sui bilanci dei Comuni.
Il PDL inizia ad ipotizzare di presentarsi come lista civica, senza simbolo. Un chiaro segnale di paura per i risultati che potrebbero essere molto negativi.
Se il PDL uscisse dalle elezioni con le ossa rotte, ecco che per esempio il ministro Passera potrebbe forzare la richiesta di pagare le frequenze televisive beneficiando del poco interesse che avrebbe il PDL a far cadere il governo per andare a elezioni anticipate.
Come si sa, il PDL basa la sua strategia sui sondaggi ed evidentemente i risultati che stanno giungendo ai vertici del PDL non sono incoraggianti.
In realtà, ci sono sondaggi in circolazione molto diversi fra loro.
Tutte queste consultazioni più o meno complete confermano in ogni caso che esiste davvero un partito che uscirebbe oggi vincente a mani basse dalle urne: il partito del non voto.
I potenziali elettori che oggi non andrebbero a votare rappresentano la vera sfida di ogni partito.
Il PD deve convincere questi elettori di essere un partito affidabile, con le idee chiare, in grado di governare con linearità e di dare stabilità al paese. Sembra facile, ma in realtà  un partito che vuole essere la alta sintesi di culture fra loro diverse deve scontrarsi con un continuo tentativo delle proprie componenti di distinguersi dalle altre, di non farsi omologare dal partito nella sua globalità.
Ecco perché purtroppo leader nazionali importanti, che avrebbero tutte le sedi e le opportunità per portare avanti le loro posizioni all’interno del partito, preferiscono spesso la grancassa dei media. L’obiettivo non è sostenere le loro posizioni all’interno del partito, ma lanciare messaggi di distinzione verso l’esterno per ottenere visibilità al di fuori del partito stesso.
L’effetto di queste amplificazioni dei distinguo presenti all’interno del PD fa aumentare la diffidenza degli elettori che tenderebbero a votare un partito riformista e di centro-sinistra, ma non vogliono assistere all’ennesimo spettacolo di litigi, divisioni, rotture.
Usciamo pure dalle nostre riunioni interne con gli occhi pesti e la mani gonfie, ma con una posizione finale unitaria. Chiunque parla a nome del PD, riporti la versione ufficiale prima di tutto. Non è vietato spiegare le proprie remore, ma non è ammissibile farne una bandiera di distinzione incolmabile.

Il coordinatore dei circoli PD del meratese
Canzio Dusi


Twitter: @CanzioDusi

3 commenti:

  1. Questa sera a Ottoemezzo c'erano Diliberto e Cacciari.
    Sul finire della puntata Diliberto ha detto che non è possibile stare dalla parte dei padroni... "padroni". Ha usato la parola "padroni".

    Mi fa senso sentire ancora certi termini, oggi, il 21/02/2012.
    Nel pieno della rivoluzione informatica, della globalizzazione, nell'era della finanza e delle multinazionali c'è ancora chi parla di lotta di classe, di padroni.

    E allora mi chiedo, in vista delle elezioni: è meglio trovare l'accordo con chi sembra uscito ieri dalla rivoluzione industriale oppure è meglio puntare a quel 33% di italiani che non intende votare?

    Io sono per tenere fede alle nostre idee e non venderle o contrattarle per qualche pugno di voti (che poi, quanti ne perdiamo alleandoci con la sinistra? Berlusconi non c'è più, teniamolo presente) e cercare di dimostrare coi fatti ai 'non voto' che il PD sa quello che deve essere fatto, ha la forza di portare avanti le sue idee, di essere coerente.

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  2. Apriamo la discussione nei circoli prima che sia troppo tardi: il mio parere è che essendo ormai finita l'epoca delle classi e delle rappresentazioni di interessi parziali si debba avere il coraggio di costruire un contenitore partito che abbia la capacità di rappresentare le multiformi esigenze del mondo sia del lavoro che non. Che i sindacati facciano i sindacati e che il partito sia il partito dell'Italia nelle sue multiformi espressioni. ne sono la riprova di questo abbandono delle forme ideologiche i sondaggi(se dobbiamo crederci) che assegnano al pragmatismo la prevalenza sull'ideologia.

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    1. Concordo. Facciamolo presente a Lecco, facciamo si che se ne discuta almeno a livello provinciale. Meglio ancora sarebbe se il provinciale facesse pressioni sul regionale.

      Siamo democratici o no? Le scelte importanti dovrebbero essere prese da tutto il partito, non decise a tavolino dal ristretto gruppo dei soliti noti.

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