- soggetto della vicenda : piccola azienda di circa 10 dipendenti, molto avanzata tecnologicamente e molto affermata internazionalmente (rapporti con estero sia Est sia Europa, sia Canada.
- tre situazioni pressoché concomitanti:
- assunzione di una persona, impiegata, con contratto a tempo indeterminato. (sempre con questa tipologia di contratto). Assenza dal primo giorno (!!) con dichiarazione di malattia protratta per alcuni mesi. Impossibilità di lasciare a casa la persona perché in periodo di prova la malattia blocca la possibilità di licenziamento. (Assoluta certezza di malattia fasulla ……)
- Intervento di burocrazia del tutto “immaginario” per, sostanzialmente, avere soldi per “sistemare tutto”. Non so come si chiami questa imposizione, ma sicuramente rientra nell’illecito.
- Intervento corruttorio di cliente per ottenere un documento “illegale” con pagamento di soldi contanti.
- Il soggetto in questione, aperto a continui investimenti per mantenere e migliorare la propria posizione sul mercato, decide di trasportare la sua attività all’estero !!!!!!
Conosco nei dettagli l’operazione sopra descritta e quindi non temo di essere accusato di parlare a vanvera. La crescita, con i criteri di sovra-protezione da un lato e di abitudine alla illegalità dall’altro, rischia di essere impossibile o per lo meno molto inferiore a quanto potrebbe essere possibile.
La mia è una provocazione per invitare alla riflessione su tutti i differenti aspetti della questione.
Le liberalizzazioni, devono dare effetti non di compensazione fra chi risparmia e chi guadagna di più, ma di espansione delle attività per la fiducia che emerge dalla riduzione della forza delle corporazioni.
L’illegalità e la sovra-protezione frenano fortemente, come si dimostra oltre che dall’esempio elementare sopra riportato, e che ha a che fare con il pieno Nord, dalle situazioni di iniziative in tutta Italia, e in particolare nelle zone più esposte alle infiltrazioni criminali.
Augusto Rimini
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