22 febbraio 2012

Unione con separazione dei beni

Ieri mattina, come ogni mattina, ho preso cappuccio e brioche mentre sfogliavo il Corriere.
Circa a metà dell'editoriale di Angelo Panebianco ho letto una cosa che proprio ignoravo.

Il PD è nato nel 2007 dalla fusione di Margherita e DS (e fin qui lo sapevo), fusione che però ho scoperto è stata solo parziale. Immaginavo che i vecchi simboli fossero ancora depositati da qualche parte e di proprietà diverse, non del PD, ma ero convinto che le strutture si fossero completamente fuse.. del resto la nascita del nuovo partito è stato un evento epocale. 
Beh.. oggi scopro che in realtà i conti correnti e le proprietà sono sempre rimaste divise, insomma, le cose che valgono si sono ben guardati dal metterle in comune.

E allora mi chiedo... è stato tutto fatto in previsione di un divorzio? Ci si è fusi assieme con una buona dose di diffidenza?

Io non appartenevo ne all'una ne all'altro, il PD è stato l'unico partito per il quale mi sia mai impegnato, e la divisione che si percepiva nelle riunioni e nei discorsi pensavo che col tempo sarebbe andata a scemare fino a scomparire. Doveva per forza andare così visto che il partito ora era uno solo.

Oggi invece scopro che nell'organizzazione profonda, di base, il PD è sempre stato diviso, che non è mai stato un solo partito, che sono due che si presentano con un nome comune: una sorta di joint-venture, non una nuova società.

E allora certe divisioni, anche a livello dirigenziale, prendono nuovi significati, allora comincio veramente a disperare sul fatto che questo partito possa veramente diventare quello che tutti noi sognavamo.

Ancora una volta vedo il distacco che c'è tra chi sta alla base del PD, quelli che fanno i banchetti, che hanno voglia di cambiare veramente le cose, e chi il PD lo comanda, lo dirige: la base vuole il partito unico, i vertici tengono le casse separate.

Ma a Roma c'è la volontà di fare un partito unico, di fare il Partito Democratico?
C'è veramente questa volontà?
Perchè io comincio a temere tanto che sia stata una semplice mossa di strategia politica, non un atto di fede, di impegno, di volontà per cambiare il mondo nel quale viviamo.

Ovviamente spero di sbagliarmi.


Diego Savardi

Twitter: @siego

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