22 marzo 2012

Art. 18: ecco cosa accadrà

Possiamo discutere quando vogliamo, possiamo essere d'accordo o meno su questo o su quello.......di certo è che tutto ciò è una vera e propria "MACELLERIA SOCIALE" - ELIMINANDO L'ART.18 ECCO COSA ACCADRA'. .. VERRAI LICENZIATO SE: (...)
  1. Sciopererai;
  2. Sei donna e vuoi fare più di un figlio (ricordiamoci dei licenziamenti in bianco fatti firmare dalle giovani donne);
  3. Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative;
  4. Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo;
  5. Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (ed è molto probabile con l'allungamento dell'età lavorativa voluta dal Suo governo);
  6. Sei "antipatico" al proprietario o ad un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti (mobbing);
  7. Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza (nei luoghi di lavoro dove non esiste l'articolo 18 gli infortuni gravi e i casi mortali sono molti di più);
  8. Rivendichi la dignità di lavoratore, di uomo e donna;
  9. Sei politicamente scomodo (ricordiamoci dei licenziamenti e dei reparti confine degli anni 50 e sessanta);
  10. Non ci stai con i superiori;
  11. Contesti l'aumento del ritmo di lavoro;
  12. T'iscrivi ad un sindacato vero (su 1000 lavoratori richiamati alla FIAT di Pomigliano non uno è iscritto alla FIOM);
  13. Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro;
  14. Fai ombra al superiore e se pensa che sei più bravo di lui e puoi prenderne il posto (a volte comandano più del proprietario);
  15. Hai parenti stretti con gravi malattie e hai bisogno di lunghi permessi;
  16. Non sei più funzionale alle strategie aziendali;
  17. Reagisci male ad un'offesa di un superiore;
  18. Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario;
  19. Sei mamma ed hai un bimbo che si ammala spesso;
  20. L'ente/azienda per cui hai dato una vita di lavoro non ha più bisogno di te.

Paolo Catalano
Rsu Cgil Fiom

7 commenti:

  1. A me sembra che certe considerazioni nascano da un presupposto: che dipendente e datore di lavoro siano nemici e che le leggi servono per difendere l'operaio dalle "grinfie" del "padrone".

    Beh, nella mia piccola esperienza le cose funzionano diversamente, le persone sono la ricchezza dell'azienda.

    Credo che in Italia debba maturare un'altra cultura del lavoro, quella che favorisce la collaborazione di tutti all'interno dell'azienda. A Como, quello che è accaduto alla Sisme, è una gran cosa! Queste sono le cose che si dovrebbero pubblicizzare e portare ad esempio: http://goo.gl/o0TV1

    RispondiElimina
  2. Ma quale tregua e pace sociale? questi vogliono arrivare all'osso, i padroni hanno in mente solo l'utile, tutto il resto non conta, le vite e le famiglie, i ritmi e le morti sul lavoro, vogliono azzerare i diritti in fabbrica e basta! e sai perchè? perchè ci sono tantissimi operai (poveri illusi) che pensano di essere sulla stessa barca e che quindi devono sacrificarsi sempre in nome di profitti che non possono arrestarsi, la risposta ai piccoli Marchionne è una sola: COSCIENZA DI CLASSE! capire chi sono per difendermi!

    USB Fomas Osnago

    RispondiElimina
  3. rsu FIOM FOMAS Cernusco L.ne23 marzo 2012 alle ore 21:32

    L’abolizione o la modifica dell’ART.18 non è una misura anticrisi,se non nel senso che è una misura antisindacale e contro la tutela degli interessi e dei diritti di tutti i lavoratori.
    Chiunque ha esperienza di fabbrica, sà quanto il rispetto dei diritti e degli interessi dei lavoratori è dovuto alla generosità, all’intelligenza e al coraggio dei lavoratori combattivi. Di fronte ai lavoratori che pensano che per guadagnare bisogna sacrificarsi o “porgere l’altra guancia” al padrone, di fronte a lavoratori rassegnati, ricattati dalla paura di perdere il posto di lavoro (magari perché anziani con 30-40 anni di lavoro faticoso alle spalle), di perdere il premio o l’avanzamento o di subire le angherie o le persecuzioni, di fronte ai lavoratori che si lasciano corrompere dal padrone, i lavoratori combattivi sono promotori della lotta per la difesa dei diritti di tutti in fabbrica. Bastano pochi lavoratori combattivi per cambiare l’atmosfera e i rapporti in azienda.
    I padroni li vogliono eliminare!
    I lavoratori devono far di tutto per impedire che l’ART.18 sia eliminato.
    Non c’è risarcimento finanziario che basti!

    L’ART.18 E’ UNA TUTELA CONTRO LE ANGHERIE IN AZIENDA: ANCHE IL SINGOLO LAVORATORE PUO’ AVVALERSENE E FARNE UN’ARMA A VANTAGGIO DEI DIRITTI DI TUTTI I LAVORATORI!

    Nel momento in cui verranno siglati accordi sulla nostra pelle, senza che nessuno abbia dato mandato, chi dovrebbe subire tali accordi avrà tutto il diritto di ribellarsi, quindi inviteremo tutti alla mobilitazione straordinaria.

    RispondiElimina
  4. Ora occorre risvegliare le anime dormienti che ci circondano per far conoscere a loro che con tale riforma ne noi ne' i nostri figli-mogli-mariti, potranno ritenersi persone libere in ambiente di lavoro di dire al capo...."Scusi, guardi che io ho dei diritti".
    Se cio' succedera', nessuno potra' dire "che colpa ne ho", perche' chi non reagisce, diventa complice.

    Villa Andrea

    RispondiElimina
  5. Un industriale torinese nel passato ripeteva ad ogni assemblea dell’Unione industriali che bisognava abolire l’articolo 18, perché voleva in mano una pistola con il colpo in canna. Io poi non la uso, diceva, perché non mi piace licenziare, ma i lavoratori devono sapere che quella pistola ce l’ho.
    Questa è il significato dello smantellamento dell’articolo 18 deciso dal governo con la scandalosa copertura del Presidente della Repubblica. L’articolo 18 viene semplicemente cancellato. Infatti i licenziamenti discriminatori sono vietati già oggi da qualsiasi convenzione, legge, costituzione, italiana, europea, internazionale. Ed è uno dei tanti falsi del governo che con questo provvedimento questo divieto sia esteso sotto i quindici dipendenti. Esso c’è sempre stato, ma non ha mai agito per la semplice ragione che nessun padrone è così stupido da licenziare per esplicita discriminazione personale, ideologica, razziale. Su tutti gli altri licenziamenti, quelli veri, salta la copertura dell’articolo 18. Naturalmente salta per chi ce l’aveva, cioè per circa 8 milioni di lavoratori dipendenti. Non un piccolo numero, quindi. Ed è ridicolo questo balletto attorno all’applicazione della nuova legge nel pubblico impiego. E’ ovvio che sarà così, perché tutte le amministrazioni pubbliche, in un modo o nell’’altro, hanno applicato lo Statuto dei lavoratori. Quindi se questo viene cambiato ne assumono automaticamente anche le modifiche.
    Ma tutto questo fa parte di quel misto di incompetenza, arroganza, sfacciataggine che oggi contraddistingue l’operato del ministro Fornero e del suo Presidente del Consiglio. L’articolo 18 è la reintegra del posto di lavoro, senza di essa il licenziamento è libero.
    E’ utile ricordare che una legge contro la libertà di licenziamento c’era già prima dello Statuto dei lavoratori, è la legge 604 del 1966, legge che prevede il solo indennizzo in caso di licenziamento ingiusto. E’ stata proprio l’inefficacia di questa legge a indurre il Parlamento a introdurre quell’istituto della reintegra che il governo oggi smantella in forma brutale e truffaldina. La reintegra viene abolita del tutto per i licenziamenti cosiddetti economici. In un periodo di crisi, di ristrutturazione, di esternalizzazioni, di tagli comunque definiti, questo significa licenziare a piacimento. “Alla prima che mi fai, ti licenzio e te ne vai”, diceva una vecchia battuta degli anni Trenta.

    Giorgio Cremaschi

    RispondiElimina
  6. Si stanno organizzando anche quelli del pubblico impiego..sarà una mobilitazione storica senza precedenti (http://www.dirpubblica.it/publ... ..pubblico e privato, dirigenti ed impiegati assieme!L'intero Paese si fermerà e poi voglio vedere chi gli risponderà al telefono alla Fornero quando chiamerà per chiedere anche un solo cafè.
    Chiusi ospedali, scuole, uffici pubblici, aziende di autotrasporti, bar, negozi, treni, forze dell'ordine...una sola voce! quella del popolo Italiano.

    RispondiElimina
  7. L’aspetto assurdo, che non si capisce, che è un corpo estraneo e infilato a forza come un cuneo nella Riforma del Lavoro di questo Governo è quello di far credere, soprattutto da parte del Ministro Fornero, che la modifica - nei fatti la cancellazione - dell’art.18 sia necessaria, indispensabile per poter migliorare la condizione dei precari. Da quando per riconoscere i diritti di chi non lì ha si abbassano e tolgono a chi li ha? Dove sta la complementarietà, il legame, la correlazione, l’inseparabilità?< /div> E’ serio, soprattutto in questi anni di crisi, dire che c’è comunque sempre l’indennità economica da 12 fino a 27 mesi, per chi viene licenziato per colpa dell’art.18? E dopo, se non si trova lavoro? Pensiamo soprattutto a chi ha 50-55 anni, con famiglia da mantenere e accesso al lavoro quasi impossibile. Se come dice poi il Ministro, l’art.18 interessa un numero minoritario di lavoratori non è una contraddizione la necessità di riformarlo? E’ la burocrazia statale e l’avidità imprenditoriale che frenano gli investimenti mica i Diritti dei lavoratori. Si guardi la Germania.
    Paolo Trezzi

    RispondiElimina