Reintegro vs 15 o 27 mensilità: Premesso che 15 mensilità mi sembrano troppo poche, perchè manterrei un minimo di 24, posso fare alcune considerazioni:
L'indennizzo al posto del reintegro può essere positivo o negativo a seconda dei casi. Ad esempio, probabilmente un giovane, laureato in qualche facoltà abbastanza richiesta e con un po' di esperienza potrebbe preferire prendere l'indennizzo, poichè nel frattempo può trovare facilmente un altro lavoro, magari anche all'estero; Chi dovesse trovarsi in questa situazione potrebbe anche valutare che il reintegro è dannoso, perchè toglie tempo e limita le possibilità di cercare altri lavori ed effettuare colloqui, oltre al fatto che restare in una ditta che ha tentato di licenziarti vuol dire sapere già in partenza che, comunque, la tua crescita, sia professionale che economica, in quell'azienda è finita...
D'altra parte un lavoratore prossimo alla pensione, magari non specializzato, dovrebbe preferire il reintegro, in quanto non ha più ambizioni di carriera e incontrerebbe ragionevolmente molte più difficoltà nella ricerca di un nuovo lavoro.
Sarebbe opportuno, secondo me, prevedere entrambe le possibilità, a discrezione del giudice,in modo che possa valutare situazione per situazione, proteggendo sempre il potere meno forte, ovvero il lavoratore.
E' anche vero che dovrebbero essere codificati meglio i giustificati motivi per un eventuale licenziamento, altrimenti si rischiano eccessi nel senso opposto (ricordo il caso dei lavoratori FS che timbravano il cartellino per i colleghi che stavano tranquillamente a casa).
Contratti a tempo determinato: Non mi è mai piaciuto l'obbligo di prendere o lasciare... quello che si dovrebbe fare è imporre dei contratti che prevedano per un lavotatore a tempo determinato, un minimo tabellare superiore rispetto a quello per il tempo indeterminato... diciamo tra il 20 e il 30% in più... in tal modo si compenserebbe con un entrata maggiore parte dei disagi dovuti alla precarietà. Diciamo che è la differenza tra acquistare e prendere in leasing... alla fine il leasing costa di più.
Se invece si vuole restare nell'ottica dell'imposizione, tanto comune in Italia, 36 mesi di rinnovi dei contratti a tempo determinato sono già troppi, abbasserei tale limite a 18 mesi, dal momento che sono comunque previsti contratti di apprendistato e simili.
Stage non retribuito: Sono d'accordo sulla questione degli stage non retribuiti, perchè sono stati abbastanza abusati negli ultimi anni, particolarmente dalle grandi aziende. Dobbiamo però stare attenti a tutte queste imposizioni, perchè diventano inutili se non poniamo un freno alle finte partite IVA, che consentirebbero alle Aziende di aggirare le limitazioni a stage e contratti a tempo determinato.
In ogni caso ritengo che, quando si decide di rendere i licenziamenti più facili (cosa che può anche essere considerata legittima) parallelamente si dovrebbe garantire la copertura di un sufficiente sussidio di disoccupazione, altrimenti si ottiene solo di innescare tensioni sociali.
Riccardo Brivio
Merate
di Giorgio Cremaschi
RispondiEliminaIn un’assemblea tenutasi a Padova per preparare la manifestazione del 31, un sindacalista ha raccontato il seguente episodio. In un’azienda metalmeccanica di Eraclea, vicino Venezia, il padrone ha convocato una dipendente e le ha intimato: “domani sei fuori Non ti presentare più al lavoro perché sei licenziata”. La lavoratrice ha telefonato al sindacalista, il quale per prima cosa le ha chiesto il numero di dipendenti della sua azienda. Essa ha risposto che erano almeno 30. Ovviamente le è stato allora spiegato che il padrone non poteva licenziarla così. Il giorno dopo allora, su consiglio del sindacato, la lavoratrice si è presentata all’ingresso del lavoro con un testimone. Il padrone l’aspettava, ha mangiato la fogli e le ha semplicemente detto: “sì sì, entra pure, appena c’è la legge sul licenziamento economico sei fuori”.
A proposito della stucchevole e ipocrita discussione sugli usi e gli abusi della cancellazione dell’articolo 18, questo episodio ci dice che nelle aziende c’è chi si sta già preparando a fare la pulizia sociale nei luoghi di lavoro. D’altra parte questa è proprio la funzione dell’articolo 18: impedire lo stato di ricatto permanente nei confronti dei lavoratori, mantenere un minimo di equilibrio a favore di questi ultimi di fronte a un sistema di potere aziendale già spropositatamente forte per il mercato, la globalizzazione, le leggi che hanno esteso il precariato.
Mentre i padroni ds preparano, il palazzo chiacchiera e pasticcia.
Non si è particolarmente maliziosi nel cogliere il fatto che da un lato il governo difende a spada tratta la cancellazione dell’articolo 18 ma dall’altro rinvia il confronto parlamentare decisivo a dopo le elezioni amministrative. Questo permette al Pd di decidere all’unanimità - quindi anche con il voto di chi l’articolo 18 lo considera un tabù da superare . di chiedere modifiche non meglio precisate al provvedimento del governo. Susanna Camusso, a sua volta, dopo l’infelice appuntamento mediatico a Cernobbio con Monti, annuncia lo sciopero generale per la fine di maggio, perché non questo autunno? Non parliamo di Cisl e Uil, che dicono contemporaneamente una cosa e il suo contrario. Insomma, di fronte alla prima vera crisi di consenso che registra finalmente il governo Monti, con la maggioranza della popolazione italiana contraria alla distruzione dell’articolo 18 e con una crescita di scioperi e mobilitazioni in tutto il paese, i palazzi politici e sindacali sembrano più attenti a non dare troppo fastidio al governo piuttosto che ad affrontare davvero il dramma sociale in atto. (...)
giorgio c